Santi dell'8 Marzo
*Apollonio e Filemone *Arnolfo di Saint-Père *Bernardo Montagudo *Botmaele *Carlo Catalano *Duthac di Ross *Faustino dell'Incarnazione *Felice di Dunwich *Giovanni di Dio *Litifredo di Pavia *Ponzio di Cartagine *Probino di Como *Senano *Stefano d'Obazine *Teofilatto di Nicomedia *Unfrido di Therouanne *Veremondo *Vincenzo Kadlubek *Altri Santi del giorno *
*Santi Apollonio e Filemone - Martiri (8 marzo)
Martirologio Romano: Presso Antinoe in Egitto, santi Apollonio e Filemone, martiri.
Santi FILEMONE, APOLLONIO, ARRIANO, TEOTICO e III COMPAGNI, Martiri
Esiste una traccia della loro celebrazione nel Breviarium Remense del Martirologio Geronimiano, al giorno tradizionalmente dedicato in Occidente alla loro memoria (8 marzo) : «Antinum civit. passio sanctorum Pitimons». Ne parla diffusamente anche l'Historia monachorum in Aegypto che, com'è noto, è il racconto della visita di sette monaci del Monte degli Ulivi ai solitari della Tebaide nell'inverno 394-395.
In questo testo si raccolgono tradizioni dei seniores, secondo le quali Apollonio era stato un santo monaco, ordinato diacono per la sua vita esemplare. Durante le persecuzioni era sua cura visitare e confortare i fratelli in prigione, finché venne egli stesso incarcerato e fatto oggetto degli scherni dei pagani. Primo tra costoro era un musicista, famoso in tutta la regione, di nome Filemone: alle ingiurie di costui Apollonio risponde con dolcezza e con parole di augurio, sicché Filemone resta colpito da tanta bontà, decide di abbracciare il Cristianesimo e senz'altro si presenta dal giudice per professarsi cristiano. Questi, dapprima crede ad uno scherzo, ma poi deve convincersi della realtà delle cose, e lo condanna, con Apollonio, al rogo. Ma alla preghiera di Apollonio, le fiamme sono miracolosamente estinte. L'impressione tra i circostanti è grande, ed il giudice stesso si converte alla fede dei due martiri. La cosa è risaputa ad Alessandria, ed il prefetto manda a prelevare Apollonio, Filemone ed il giudice. Ma la missione di Apollonio non è terminata: durante il viaggio riesce a convertire persino coloro che erano stati inviati per catturarlo. Così il numero dei convertiti si accresce, e tutti si presentano al prefetto e confessano la loro fede. Sono condannati ad esser gettati in mare, ma i loro corpi, non senza divino intervento, vengono riportati a riva ed in seguito onorevolmente sepolti ad Antinoe: nel 394-395 avvenivano grandi miracoli presso i loro sepolcri, e gli stessi sette monaci possono venerare le sacre tombe.
Da questo racconto, o forse dalle stesse tradizioni che da esso vengono riferite, nasce poi la passio greca che non è se non la seconda parte di un documento letterario su martiri celebrati lo stesso giorno, ma senza rapporti tra di loro, e che riappare sostanzialmente identica in una redazione copta e latina. Questo documento amplia il quadro dei fatti: l'anonimo giudice-martire diventa nientemeno che Arriano il tremendo prefetto d'Egitto conosciuto da tante passiones di martiri e documentato storicamente per il 307 (Delehaye. cit. in bibl., pp. 27-28), e, naturalmente, colui che emette l'ultima sentenza è lo stesso Diocleziano. Anche ad uno dei soldati convertiti è dato un nome, Teotico. I miracoli sono romanzescamente moltiplicati, i tormenti inaspriti (tra l'altro a Filemone e ad Apollonio vengono perforati i calcagni e sono trascinati con una corda per le vie di Antinoe). Notevole anche l'espediente ad effetto della sostituzione di persona, così tipico della Commedia Nuova e che troviamo spesso usato nell'agiografia egiziana, mentre, in altri centri geografici si preferisce l'altro espediente apologetico di mettere in bocca ai martiri profonde e dottissime disquisizioni teologiche, per dimostrare al tiranno la verità della religione cristiana.
Ancora, è evidente nella passio lo scopo di valorizzare il Martyrion di Antinoe, di cui sono celebrati i sepolcri dei ss. AscIa, Apollonio, Filemone, Arriano e dei quattro inviati imperiali. Finalmente è da osservare che il protagonista della passio non è più Apollonio, ma Filemone ed è attorno a lui che si svolge tutta l'azione, mentre del primo si raccontano particolari non certo edificanti. Quest'ultima nota potrebbe dimostrare che la passio è più antica della nota del Geronimiano che abbiamo sopra riferita, dove, infatti, di tutti i martiri di Antinoe non è ricordato che Filemone.
La data della celebrazione varia secondo la testimonianza della stessa passio: vi si dice, infatti, che furono martirizzati l'8 marzo e sepolti il 14, ma nei sinassari sono celebrati il 14 dicembre, nel Martirologio di Usuardo, in quello Romano e nella nota del Geronimiano se ne fa menzione l'8 marzo; e finalmente nel Sinassario copto Filemone ed Apollonio sono festeggiati il 3 marzo ed Arriano il giorno seguente.
(Autore: Giovanni Lucchesi – Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - Santi Apollonio e Filemone, pregate per noi.
*Sant'Arnolfo di Saint-Père-en Vallée - Abate (8 marzo)
† 8 marzo 1030
Sant’Arnolfo è stato un abate del monastero di Saint-Père-en-Vallée nei pressi di Chartres.
Succede nel governo dell’abbazia a Maisnardo. Egli, godette della stima di Oddone, conte Palatino e di Riccardo conte della Normandia, che fu molto generoso nei confronti del monastero.
La vita nel monastero non fu sempre serena ai tempi di Sant’Arnolfo. Infatti, l’osservanza della regola ebbe degli accaniti avversari delle regole dell’abate, i quali riuscirono ad ottenere dal vescovo l’espulsione dal monastero dei religiosi più devoti e ferventi. E, proprio per questa decisione del vescovo, si narra che Sant’Arnolfo in segno di protesta si allontanò per alcuni tempi dall’abbazia.
Governò l’abbazia per tre anni prima di morire l’8 marzo 1030. Nell’ordine benedettino è commemorato il giorno 8 marzo.
(Autore: Mauro Bonato – Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - Sant'Arnolfo di Saint-Père-en Vallée, pregate per noi.
*Beato Bernardo Montagudo - Vescovo (8 marzo)
Dallo stesso fondatore San Pietro Nolasco, il Beato Bernardo Montagudo, ricevette l’abito dell’Ordine Mercedario.
Nominato vescovo di Saragozza (Spagna), fu pastore zelante e costante nell’annunciare il vangelo di Cristo.
Pieno di meriti morì nell’anno 1239 e fu sepolto nella chiesa cattedrale di detta città.
L’Ordine lo festeggia l’8 marzo.
(Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - Beato Bernardo Montagudo, pregate per noi.
*San Botmaele - Monaco in Bretagna (8 marzo)
VI secolo
In una Vita del sec. XI, di scarsissimo valore storico, riguardante l'abate San Maudeto, vissuto in Bretagna nel sec. VI, viene menzionato come suo discepolo un certo Botmaele.
La narrazione leggendaria non si discosta dai soliti schemi : il monaco avrebbe condotto una vita molto austera, intessuta di aspre penitenze e di continue ferventi preghiere.
Dio avrebbe manifestato di compiacersi col servo fedele, concedendogli il dono di prodigi strepitosi.
La festa di Botmaele ricorre l'8 marzo.
(Autore: Gian Domenico Gordini – Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - San Botmaele, pregate per noi.
*Beato Carlo Catalano - Mercedario (8 marzo)
Di origine spagnola, il Beato Carlo Catalano, nel 1324 fondò il convento mercedario di Santa Maria di Bonaria (Cagliari).
Uomo molto intelligente, studioso e di grandi virtù, profetizzò l’arrivo della Madonna dicendo ai confratelli di stare pronti ad accogliere la Signora che doveva arrivare.
Infatti la bellissima ed antichissima statua della Madonna che tutt’ora è venerata e visitata da molti pellegrini, il 25 marzo 1370 approdò sulla spiaggia nelle vicinanze del convento dentro una pesante cassa, i padri mercedari la raccolsero e la collocarono nella chiesa del convento.
Il Beato Catalano visse e morì santamente in quello stesso convento.
L’Ordine lo festeggia l’8 marzo.
(Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - Beato Carlo Catalano, pregate per noi.
*San Duthac di Ross - Vescovo (8 marzo)
† 8 marzo 1050 (?)
Martirologio Romano: Nella cittadina di Tayne in Scozia, deposizione di San Duthac, vescovo di Ross.
Fonte principale per la conoscenza di questo Santo sono le lezioni a lui dedicate nel Breviario di Aberdeen, che ne fissa la morte intorno al 1050, l'8 marzo, giorno in cui è festeggiato. Nato in Scozia, si trasferì in Irlanda, donde tornò in patria con una formazione religiosa e culturale tale che fu eletto vescovo della città di Ross, oggi Tain (Ross.shire). Si rese celebre per miracoli e profezie. Tra l'altro avrebbe predetta l'invasione dei Danesi del 1063. Veneratissimo dagli scozzesi, prima della Riforma, la sua tomba a Tain, considerata santuario nazionale scozzese, fu meta di pellegrinaggi. Leone XIII ne ha ripristinato la festa nel 1898. É venerato anche nella diocesi di Aberdeen che ne conserva alcune reliquie.
Secondo un documento proveniente dal priorato di Sant'Andrea in Scozia, il 24 aprile 1418 James Haldenstone, priore di Sant'Andrea, indirizzò a Papa Martino V una richiesta di canonizzazione di Duthac "vescovo di Ross e poi di Sant'Andrea". Se ne ignora l'esito.
Duthac è stato da qualche autore confuso con un san Dubtach, anacoreta in Irlanda, anch'egli di origine scozzese, morto, secondo gli Annali dell'Ulster, verso il 1065, del quale però mancano notizie, né vi sono ragioni valide per ritenere che il Duthac vescovo di Ross sia uno sdoppiamento dell'eremita del secolo XI.
(Autore: Antonio Rimoldi – Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - San Duthac di Ross, pregate per noi.
*San Faustino dell'Incarnazione (Manuel Mìguez Gonaàlez) - Padre Scolopio (8 marzo)
Xamiras, Oreuse, Spagna, 24 marzo 1831 - Getafe, 8 marzo 1925
Martirologio Romano: Nella città di Getafe vicino a Madrid in Spagna, Beato Faustino Míguez, religioso dell’Ordine dei Chierici Regolari delle Scuole Pie, che, ordinato sacerdote, si dedicò appieno all’insegnamento e, raggiunta una grande fama di maestro e di scienziato naturalista, fu tuttavia sempre solerte nell’impegno pastorale e fondò la Congregazione delle Figlie della Divina Pastora.
Il padre Faustino nacque a Xamiras, provincia di Oreuse in Spagna, il 24 marzo 1831. É il quarto figlio di una famiglia cristiana e lavoratrice, le valli tra le scoscese montagne natìe, il paesaggio, imprimono il suo carattere riservato, osservatore, amante della natura, deciso nell’affrontare e superare gli ostacoli, capace di lavorare con costanza e rettitudine.
Studia latino e scienze umane nel Santuario di Nostra Signora dei Miracoli a Orense, lì sente la chiamata di Dio a diventare Sacerdote e maestro secondo lo spirito di s. Giuseppe Calasanzio. Nel 1850 entra nel Noviziato delle Scuole Pie di San Fernando in Madrid.
Come padre scolopio è destinato ai collegi di san Fernando, Getafe, Monforte, Celanova, El Escorial, Guanabacoa e Sanlucar, come professore di molte materie di studi ma in particolare di scienze naturali. Nei quasi 50 anni d’insegnamento vuole rimanere sempre nascosto senza distinzioni, dedicandosi ai ragazzi ed ai giovani, con sensibilità unica, con rispetto e affetto, conosceva ognuno e di ciascuno voleva il suo bene.
Si sente chiamato ad essere compagno e amico, maestro e guida nel cammino della realizzazione piena di “questo essere che racchiude nei suoi pochi anni il futuro della famiglia e dell’intera società”. Scrisse vari libri semplici a capirsi, per un dialogo vivo e informativo delle scienze. Come sacerdote dedica molte ore al confessionale diventando il Direttore Spirituale di molte anime.
La sua fama di ottimo chimico gli fa avere l’incarico di analizzare le acque potabili dal Municipio di Sanlucar. Ebbe l’invito a visitare un’illustre ammalato e lui lo cura e guarisce dalla sua grave malattia. Molti si rivolgevano ormai a lui per essere curati con l’applicazione delle proprietà delle piante. Ben 12 medicinali vengono registrati come validi dalla Direzione Generale della Sanità dal 1922 e venduti in Farmacia.
A Getafe fonda per il bene dell’umanità il Laboratorio Mìguez. Con il permesso dei suoi superiori, egli fonda il 2 gennaio 1885 anche per le bimbe che ne erano escluse, l’Istituto Calasanziano Figlie della Divina Pastora, questo per creare per la donna una formazione che la porti ad una completa promozione nella famiglia e nella società.
All’età di 94 anni, muore a Getafe l'8 marzo 1925. Servì con impegno, sereno e perseverante la Chiesa e la Società. Amò le Scuole Pie e aspirò sempre a vivere in pienezza il carisma dell’Ordine. Papa Giovanni Paolo II lo dichiara Beato il 25 ottobre 1998 in Roma. (Autore: Antonio Borrelli - Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - Beato Faustino dell'Incarnazione, pregate per noi.
*San Felice di Dunwich - Vescovo (8 marzo)
m. 646/7
Sacerdote borgognone, Felice convertì e battezzò l’esiliato principe dell’Estanglia, Sigeberto. Quando questi, verso il 631, fu richiamato in patria lo volle con sé per portare la fede anche ai suoi sudditi. Forse Felice era già vescovo prima di passare in Inghilterra; secondo alcuni, invece, egli fu consacrato nel 627 da Onorio, arcivescovo di Canterbury.
Convertì rapidamente ed efficacemente gli abitanti del Norfolk, del Suffolk e del Cambridgeshire fissando la sua sede episcopale a Domnoc (Dunwich). Sigeberto lo aiutò a fondare chiese, fra cui quella di Reedham, monasteri e scuole.
Le scuole da lui fondate, ad esempio a Felixstowe, erano organizzate sul modello di quelle francesi di quei tempi. Dopo diciassette anni di episcopato Felice morì nel 646. (Avvenire)
Martirologio Romano: A Dunwich in Inghilterra, San Felice, vescovo, che, originario della Burgundia, evangelizzò gli Angli orientali all’epoca del re Sigeberto.
Sacerdote borgognone, Felice convertì e battezzò l'esiliato principe dell'Estanglia, Sigeberto. Quando questi, verso il 631, fu richiamato in patria lo volle con sé affinché portasse il dono della fede anche ai suoi sudditi. L'Estanglia, infatti, pur avendo in parte accettato il Cristianesimo durante il regno di re Redwald, era poi ricaduta nel paganesimo.
Forse Felice era già vescovo prima di passare in Inghilterra; secondo alcuni, invece, egli fu consacrato nel 627 da Onorio, arcivescovo di Canterbury, ed è probabile che gli sia stata da lui affidata la missione di predicare nell'Estanglia. Datosi con ardore al suo lavoro apostolico, Felice convertì rapidamente ed efficacemente gli abitanti del Norfolk, del Suffolk e del Cambridgeshire fissando la sua sede episcopale a Domnoc (od. Dunwich). Sigeberto lo aiutò a fondare chiese, fra cui quella di Reedham, monasteri e scuole. Le scuole da lui fondate, ad esempio a Felixstowe, erano organizzate sul modello di quelle francesi di quei tempi. E' tuttavia una esagerazione ritenere Felice come il fondatore dell'Università di Cambridge.
Dopo la morte di Sigeberto, il quale fu onorato dal suo popolo come martire il 27 settembre, Felice continuò a predicare nell'Estanglia, aiutato dal re Anna, successore di Sigeberto, antenato di molti Santi.
Dopo diciassette anni di episcopato Felice morì nel 646 o 647, e fu sepolto a Dunwich. Sfortunatamente il mare poco a poco invase e sommerse la città. Le sue spoglie furono allora trasferite dapprima nel vicino Ely e più tardi, sotto il regno di Canuto, ca. il 1030, furono portate a Ramsey.
La sua festa, secondo il calendario medievale inglese è l'8 marzo, data in cui figura nel Martirologío Romano, e ancora oggi si celebra in questo giorno nella diocesi di Northampton.
Molte chiese gli furono dedicate non solo nell'Estanglia, come a Babingley, ma anche altrove, per esempio a Feliskirk e a Kirby Ravensworth nello Yorkshire.
(Autore: Joachim Dolan - Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - San Felice di Dunwich, pregate per noi.
*San Giovanni di Dio - Religioso (8 marzo)
Montemor-o-novo, Portogallo, 8 marzo 1495 – Granada, Spagna, 8 marzo 1550
Nato a Montemoro-Novo, poco lontano da Lisbona, nel 1495, Giovanni di Dio - allora Giovanni Ciudad - trasferitosi in Spagna, vive una vita di avventure, passando dalla pericolosa carriera militare alla vendita di libri.
Ricoverato nell'ospedale di Granada per presunti disturbi mentali legati alle manifestazioni "eccessive" di fede, incontra la drammatica realtà dei malati, abbandonati a se stessi ed emarginati e decide così di consacrare la sua vita al servizio degli infermi.
Fonda il suo primo ospedale a Granada nel 1539. Muore l'8 marzo del 1550.
Nel 1630 viene dichiarato Beato da Papa Urbano VII, nel 1690 è canonizzato da Papa Alessandro VIII.
Tra la fine del 1800 e gli inizi del 1900 viene proclamato Patrono degli ammalati, degli ospedali, degli infermieri e delle loro associazioni e, infine, patrono di Granada. (Avvenire)
Patronato: Infermieri, Medici, Ospedali, Cardiopatici, Librai, Stampatori
Etimologia: Giovanni = il Signore è benefico, dono del Signore, dall'ebraico
Martirologio Romano: San Giovanni di Dio, religioso: di origine portoghese, desideroso di maggiori traguardi dopo una vita da soldato trascorsa tra i pericoli, con carità instancabile si impegnò a servizio dei bisognosi e degli infermi in un ospedale da lui stesso fatto costruire e unì a sé dei compagni, che poi costituirono l’Ordine Ospedaliero di San Giovanni di Dio. In questo giorno a Granada in Spagna passò al riposo eterno.
Le vie della santità sono infinite e lo dimostra la vicenda terrena di questo straordinario santo.
Juan Ciudad, nato a Montemor-o-novo, presso Evora (Portogallo) l'8 marzo 1495, all'età di otto anni scappò di casa.
A Oropesa nella Nuova Castiglia, dove sostò per la prima tappa, la gente, non sapendo nulla di lui, neppure il cognome, cominciò a chiamarlo Giovanni di Dio e tale rimase il suo nome.
Fino a 27 anni fece il pastore e il contadino, poi si arruolò tra i soldati di ventura.
Nella celebre battaglia di Pavia tra Carlo V e Francesco I, Giovanni di Dio si trovò nello schieramento vincitore, cioè dalla parte di Carlo V.
Più tardi partecipò alla difesa di Vienna stretta d'assedio dall'ottomano Solimano II.
Chiusa la parentesi militaresca, finché ebbe soldi nel borsello vagò per mezza Europa e finì in Africa a fare il bracciante; per qualche tempo fece pure il venditore ambulante a Gibilterra, commerciando paccottiglia; stabilitosi infine a Granata vi aprì una piccola libreria.
Fu allora che Giovanni di Dio mutò radicalmente indirizzo alla propria vita, in seguito a una predica del B. Giovanni d'Avila.
Giovanni abbandonò tutto, vendette libri e negozio, si privò anche delle scarpe e del vestito, e andò a mendicare per le vie di Granata, rivolgendo ai passanti la frase che sarebbe divenuta l'emblema di una nuova benemerita istituzione: "Fate (del) bene, fratelli, a voi stessi".
La carità che la gente gli faceva veniva spartita infatti tra i più bisognosi. Ma gli abitanti di Granata credettero di fare del bene a lui rinchiudendolo in manicomio. Malinteso provvidenziale.
In manicomio Giovanni si rese conto della colpevole ignoranza di quanti pretendevano curare le malattie mentali con metodi degni di un torturatore.
Così, appena potè liberarsi da quell'inferno, fondò, con l'aiuto di benefattori, un suo ospedale.
Pur completamente sprovvisto di studi di medicina, Giovanni si mostrò più bravo degli stessi medici, in particolar modo nel curare le malattie mentali, inaugurando, con grande anticipo nel tempo, quel metodo psicoanalitico o psicosomatico che sarà il vanto (quattro secoli dopo ... ) di Freud e discepoli.
La cura dello spirito era la premessa per una proficua cura del corpo.
Giovanni di Dio raccolse i suoi collaboratori in una grande famiglia religiosa, l'ordine dei Fratelli Ospedalieri, meglio conosciuti col nome di Fatebenefratelli.
Giovanni morì a soli cinquantacinque anni, il giorno del suo compleanno, l'8 marzo 1550.
Fu canonizzato nel 1690.
Leone XIII lo dichiarò patrono degli ospedali e di quanti operano per restituire la salute agli infermi.
(Autore: Piero Bargellini - Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - San Giovanni di Dio, pregate per noi.
*San Litifredo (o Liutfredo) di Pavia - Vescovo (8 marzo)
Martirologio Romano: A Pavia, San Litifredo, vescovo.
Litifredo o Liutfredo I è il trentunesimo vescovo di Pavia, che governò la diocesi nel IX secolo.
Nella lista dei vescovi egli compare dopo Liutardo e prima di Giovanni II (874-911).
Di San Litifredo non sappiamo nulla.
Si ritiene che governò la diocesi per dieci anni, tra il 864 e 874, la cui presenza è suffragata da una menzione in un’epistola di Papa Giovanni VII, datata 8 maggio 878.
La tradizione ci tramanda che fu proprio Litifredo a volere la traslazione delle reliquie di Sant’Onorata, sorella di Sant’Epifanio.
I suoi resti sono conservati nella cappella del Sacro Cuore del duomo di Pavia e il suo culto fu confermato da Papa Leone XIII nel 1888.
La sua festa nel martirologio romano è stata fissata nel giorno 8 marzo.
(Autore: Mauro Bonato – Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - San Litifredo di Pavia, pregate per noi.
*San Ponzio di Cartagine - Diacono (8 marzo)
Martirologio Romano: Commemorazione di San Ponzio, che fu a Cartagine diacono di San Cipriano, di cui fino alla morte fu compagno in esilio, lasciando un mirabile resoconto della sua vita e del suo martirio.
(Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - San Ponzio di Cartagine, pregate per noi.
*San Probino di Como - Vescovo (8 marzo)
Martirologio Romano: A Como, San Provino, vescovo, che, fedele discepolo di Sant’Ambrogio, preservò dall’eresia ariana la Chiesa a lui affidata.
Alcuni scrittori e agiografi scrivono "Provino", ma è indubbio che la forma esatta sia Probino, nome in uso fra i latini e frequente nel IV secolo.
Probino era discepolo di Ambrogio, il quale lo inviò come collaboratore del protovescovo San Felice a Como e quando questi morì nel 391, Probino ne divenne il successore; fu vescovo della diocesi fino al 420.
Il suo episcopato dovette rifulgere per saggezza e santità, perché dopo la sua morte, ebbe un culto ininterrotto; la reliquia del suo capo fu conservata in un tempietto fuori città, fatto edificare da lui stesso e dedicato ai Santi Gervasio e Protasio, che pochi anni prima che divenisse vescovo, nel 386, ne erano stati scoperti i corpi a Milano ad opera di Sant'Ambrogio.
La reliquia restò lì fino al 1118 quando per salvaguardarla dalle scorrerie nemiche, fu trasferita entro le mura della città di Como, nella chiesa di S. Antonio, che prese il nome di San Probino.
Si hanno notizie delle successive ricognizioni delle reliquie, avvenute negli anni 1504, 1618, 1836, 1933; l’afflusso dei fedeli al suo sepolcro fu continuo, specie da parte degli ammalati di febbri maligne, di cui San Probino è ritenuto guaritore.
Nel 1096 una parte del cranio, fu ceduta alla collegiata di Agno nel Canton Ticino e posta in un busto d’argento, qui si è poi sviluppato un culto molto intenso e ogni anno, l’8 marzo si celebra la sua festa liturgica con grande concorso di fedeli, provenienti anche da altre zone; per l’occasione si tiene una importante fiera, rinomata in tutto il Ticino.
(Autore: Antonio Borrelli – Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - San Probino di Como, pregate per noi.
*San Senano - Abate (8 marzo)
Martirologio Romano:
Nell’isola di Scattery in Irlanda, San Senáno, abate.
(Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - San Senano, pregate per noi.
*Santo Stefano d'Obazine - Abate (8 marzo)
Martirologio Romano: A Obazine presso Limoges in Aquitania, in Francia, Santo Stefano, primo abate del locale monastero, che, monastero, che, alla ricerca di Dio, associò nell’Ordine Cistercense i tre monasteri da lui fondati.
(Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - Santo Stefano d'Obazine, pregate per noi.
*San Teofilatto di Nicomedia - Vescovo (8 marzo)
+ 845
Martirologio Romano: A Nicomedia in Bitinia, nell’odierna Turchia, San Teofilatto, vescovo, che, colpito dall’esilio a causa del culto delle sacre immagini, morì a Stróbilon nella Caria.
Teofilatto giunse a Costantinopoli in giovanissima età, proveniente dall’Asia. San Tarasio si prese cura di lui e gli imparti un’ottima istruzione, poi fu promosso patriarca di Costantinopoli ed allora Teofilatto e Michele il Confessore intrapresero la vita monastica nei pressi del Bosforo.
Giunto il momento più opportuno Tarasio decise di ordinare vescovi entrambi i suoi discepoli, che vennero destinati rispettivamente a Nicomedia ed a Synnada.
Nell’806 Niceforo succedette a Tarasio nella sede patriarcale e nell’813 divenne imperatore Leone l’Armeno, poi rivelatosi iconoclasta.
Niceforo convocò allora alcuni vescovi affinchè con lui facessero visita all’imperatore, il quale riamse però sulle sue posizioni.
Teofilatto, presente all’incontro, prese allora la parola: “Lo so che non ti interessi assolutamente della pazienza e della sopportazione di Dio, ma ti avverto che subirai una morte terribile e che non ci sarà nessuno che ti potrà salvare”.
L’imperatore furibondo li condannò dunque tutti e Teofilo morì imprigionato in una fortezza nel 845.
La sua profezia si era però avverata nel giorno di Natale dell’820, quando Leone fu attaccato a morte nella sua cappella da alcuni nemici e nessuno accorse in suo soccorso.
In vita Teofilo si era distinto per le insigni opere di carità che aveva promosso, nutrendo sempre particolare attenzione per gli orfani e le vedove.
Fece edificare ospedali e rifugi, si mostrò sempre generoso con i poveri ed era solito portare con sé dell’acqua per lavare le ferite dei malati che poteva incontrare strada facendo.
(Autore: Fabio Arduino – Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - San Teofilatto di Nicomedia, pregate per noi.
*Sant'Unfrido di Therouanne - Vescovo (8 marzo)
+ 871
Martirologio Romano: Nel territorio di Thérouanne in Francia, Sant’Unfredo, vescovo, che, dopo la distruzione della città da parte dei Normanni, si premurò senza sosta di raccogliere e confortare il suo gregge.
Il 23 settembre 855 Lotario I, Sacro Romano Imperatore, giunse ormai morente al monastero di Prum, nella speranza di poter vestire in punta di morte l’abito monastico onde scontare i suoi peccati. Sei giorni dopo infatti morì ed i frati con riverenza lo seppellirono nella chiesa del Salvatore. Uno di quei frati era proprio Sant’Unfrido.
Nemmeno un anno dopo morì San Folkwin, vescovo di Thérouanne, ed il nuovo imperatore Lotario II designò Unfrido a succedergli. Il giovane frate non sapeva che lo attendeva una preoccupante realtà.
Il secondo concilio di Toul, tenutosi nell’860 presso Tusey e sottoscritto anche da Unfrido, ben descrisse la situazione delle Gallie in quel periodo: “Con l’aiuto di Dio iniziamo iniziamo descrivendo le condizioni attuali e i rischi che le persone che si trovano sotto la nostra guida devono affrontare.
Confessiamo che i nostri peccati hanno contribuito al disprezzo in cui si trovano sia le leggi umane sia quelle divine, ammettiamo che ogni ordine religioso si trova in subbuglio, che non vi sono altro che bestemmie, menzogne, adulteri e omicidi.
Osserviamo che il sangue si mescola al sangue; che la terra viene ingoiata e che tutti i suoi abitanti sono malati”.
Il canone 5 tratta invece del clero e dei monaci dissoluti: “I nostri peccati hanno fatto sì che molti luoghi dedicati a Dio siano stati distrutti da cristiani rinnegati e dai crudeli normanni e, approfittando di ciò, molti preti e frati scostumati sono tornati ai loro interessi, senza nessuna autorizzazione ecclesiastica e senza nessuna vergogna: sempre vagabondi allontanatisi dal gregge di Dio.
La diocesi di Thérouanne fu particolarmente colpita dai normanni che si spingevano sin dove potevano con le loro navi e poi sbarcavano per distruggere la regione devastando i campi, incendiando le città e bruciando i villaggi. Verso la Pentecoste dell’861 giunsero ad assediare il monastero di Saint-Bertin presso Saint-Omer, che incendiarono dopo averlo saccheggiato ed ucciso quattro monaci.
Anche Thérouanne venne attaccata ed il vescovo si trovò costretto alla fuga. Unfrido ne fu molto addolorato e chiese al papa San Nicola I di potersi ritirare in monastero, ma il pontefice con gentilezza ma indubbia fermezza replicò: “Non capisci, carissimo fratello, che se è pericoloso per il capitano abbandonare la nave quando il mare è calmo, è molto peggio lasciarla quando il mare è mosso?”.
Non appena i pirati si ritirarono, Unfrido tornò allora in città e, dopo aver ripreso possesso della sua sede, convinse amabilmente la gente a tornare nelle proprie case ed a ricostruire i propri santuari.
Dall’844 gli fu affidato anche l’incarico di abate di Saint-Bertin, fino a quando nell’868 Carlo il Calvo non preferì rimpiazzarlo con un altro prelato di suo gradimento.
Unfrido continuò comunque ad esercitare il suo ministero come vescovo di Thérouanne sino alla sua morte, avvenuta nell’871.
A lui si dovette la solennizzazione dell’Annunciazione, che divenne festa di precetto in tutta la sua diocesi.
(Autore: Fabio Arduino – Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - Sant'Unfrido di Therouanne, pregate per noi.
*San Veremondo - Abate (8 marzo)
Martirologio Romano: Presso Estella nella Navarra, in Spagna, San Veremondo, abate di Irache, che, monaco fin da tenera età, spinto da desiderio di perfezione spronò con l’esempio i suoi monaci dedicandosi ai digiuni e alle veglie.
(Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - San Veremondo, pregate per noi.
*Beato Vincenzo Kadlubek - Vescovo, Monaco Cistercense (8 marzo)
Karnow, Polonia, 1160 circa – Jedrzejow, Polonia, 8 marzo 1223
Etimologia: Vincenzo = vittorioso, dal latino
Emblema: Bastone pastorale
Martirologio Romano: Nel monastero di Jędrzejów in Polonia, transito del Beato Vincenzo Kadlubek, Vescovo di Cracovia, che, deposto il suo incarico, praticò in questo luogo la vita monastica.
Wincenty Kadlubek nacque da nobile famiglia verso l’anno 1160 presso Karnow, nel ducato di Sandomir, in terra polacca. Studiò in Francia ed in Italia, ricevette l’ordinazione presbiterale, finchè già dal 1189 potette firmarsi quale “Magister Vincentius”, essendo a quanto pare divenuto canonico e rettore della scuola della cattedrale di Cracovia.
Un documento del 1212 sopporta la sua firma quale “praepositus di Sandomirensis del quondam”, cioè prevosto della cattedrale di Sandomir.
Alla morte del vescovo Fulk di Cracovia, l’11 settembre 1207, il capitolo votò in favore dell’elezione di Vincenzo.
Papa Innocenzo III approvò tale atto il 28 marzo seguente ed il nuovo vescovo venne consacrato dal metropolita Henry Kielicz, arcivescovo di Gnesen.
La Polonia si trovava a quel tempo in un periodo di degrado morale, sia in campo politico che ecclesiale, ed Innocenzo III chiese al metropolita, suo compagno di studi, di intraprendere una profonda riforma del clero e del popolo.
Vincenzo si propose allora di procedere in armonia con la linea indicata dal metropolita e con le sue visite pastorali ed i suoi sermoni tentò di trasmettere lo spirito di rinnovamento auspicato dal pontefice. Seguì inoltre con attenzione la vita dei religiosi presenti nella sua diocesi ed effettuò notevoli donazioni in favore dei monasteri di Sulejow, Koprzywnica e Jedrzejow.
Ordinò sacerdote il domenicano polacco Beato Ceslao di Cracovia, che proprio nel suo ambiente aveva maturato una cultura intellettuale e spirituale.
Nel 1214, proprio grazie al provvidenziale intervento del vescovo Vincenzo, poté risolversi un annoso contenzioso circa il possesso della Galizia, tanto agognata dai sovrani Andrea II d’Ungheria e Leszek il Buono, principe di Cracovia. Quest’ultimo affidò al vescovo sua figlia, la Beata Salomea, che allora aveva solamente tre anni, affinché la conducesse alla corte del re ungherese, avendo infatti organizzato il futuro matrimonio con il principe ereditario Kálmán (nome solitamente italianizzato come Colomanno), di tre anni più grande.
Quattro anni dopo Vincenzo rassegnò le sue dimissioni dalla cattedra episcopale e, dopo l’accettazione da parte del pontefice Onorio III, si ritirò nel monastero di Jedrzejow, primo polacco a ricevere l’abito cistercense.
Dopo il periodo prescritto emise la sua professione e morì cos’ monaco l’8 marzo 1223 a Jedrzejow.
Ricevette sepoltura sotto l’altar maggiore della chiesa abbaziale.
Nel 1682 Giovanni Sobieski promosse una petizione per ottenere la sua beatificazione ed una richiesta simile fu inoltrata nel 1699 dal capitolo generale dell’ordine di Cîteaux, finchè il 18 febbraio 1764, su pressione di Wojciech Ziemicki, abate di Jedrzejow, il pontefice Clemente XIII concesse la conferma di culto quale “beato” per Wincenty Kadlubek, che popolarmente è comunque conosciuto come San Vincenzo da Cracovia.
Sono infine meritevoli di nota le opere che il Beato Wincenty Kadlubek compose in qualità di primo cronista polacco: “Chronica seu originale regum et principum Poloniae” in quattro volumi. I primi tre sono sotto forma di dialogo fra l’arcivescovo Giovanni di Gnesen (1148-65) ed il vescovo Matteo di Cracovia (1145-65).
Il primo è leggendario, il secondo è basato su una cronaca di un certo Gallo, mentre il terzo ed il quarto riassumono l’esperienza dello stesso autore.
Il periodo in cui l’opera vide la luce non trova concordi gli esperti: forse fu commissionata dal re Casimiro, oppure da Leszek quando Vincenzo era già vescovo, mentre secondo altri ancora egli si dedicò ad essa ormai recluso in monastero.
Orazione
O Dio, che hai concesso al Beato Vincenzo
di edificare, con il ministero pastorale, la tua Chiesa
e di dedicarsi completamente a te
nel nascondimento della vita monastica,
concedi anche a noi, per sua intercessione,
di poter giungere alla vita eterna,
camminando nella via angusta della mortificazione.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figli, che è Dio,
e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli. Amen.
(Autore: Fabio Arduino - Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - Beato Vincenzo Kadlubek, pregate per noi.
*Altri Santi del giorno (8 marzo)
*San
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